Primo collaudo della nuova metrotranvia 7 di Milano

La nuova metrotranvia in cantiere. Da Urbanfile

I tre tram escono dal deposito Precotto

I quattro mezzi sfilano lungo via Tremelloni

Le tre vetture ferme sul rettilineo di via Adriano

L’Unimog 9418 durante uno dei giri di prova sull’anello

Le tre vetture fanno ritorno verso il centro

Planimetria dell’incrocio Tremelloni-Anassagora, con relativi scambi. Da Urbanfile

Fine di un’era: Seconda vita per i Citelis arancioni.





Consegnato il secondo treno “Galileo” per la metropolitana di Milano. Prosegue il rinnovo della flotta M1 e M3 [VIDEO]


Lavori al deposito Baggio

Addio alle Motrici Serie 4600: Si Chiude un capitolo di storia del Trasporto Pubblico Milanese

ATM Milano dice Stop alle Sabbiere e ad un Tram Storico: Un duro colpo alla Storia Tranviaria Milanese

La vettura a due assi serie 600 “657” con rimorchio in via Messina durante gli anni di guerra (©ATM Milano) & La appena ricostruita vettura a due assi serie 700 “703” al traino del rimorchio serie 1200 “1203” nel 1947 (©ATM Milano). Molto particolare la barriera tra le due vetture adottata per non permettere ai passanti di transitare tra le vetture

La splendida 609 ripresa in varie occasioni in giro per la città.

Numerazione delle elettromotrici tranviarie serie 700 ATM di Milano:

  • ATM 700 (vettura storica ricostruita nel 1984 come unità 609 della serie 600);
  • ATM 701 (ex 613, vettura adibita a noleggi e rievocazioni storiche con panche longitudinali, assegnata al dep. Messina);
  • ATM 702 (ex 618, vettura adibita a sabbiera, accantonata inoperante presso il dep. Precotto);
  • ATM 703 (ex 620, vettura di servizio in livrea grigia, venduta e demolita nel 2015);
  • ATM 704 (ex 621, vettura adibita a sabbiera);
  • ATM 705 (ex 623 ricostruita alla fine degli anni ’40, trasformata a metà anni ’60 come veicolo di servizio bidirezionale e poi ulteriormente trasformata con la testata frontale piatta a causa di un incidente nel 1988);
  • ATM 706 (ex 626, vettura adibita a sabbiera, livrea a due toni verde fuori ordinanza);
  • ATM 707 (ex 629, demolita nel 1978);
  • ATM 708 (ex 630, vettura di servizio in livrea grigia, demolita nel 2015);
  • ATM 709 (ex 631, demolita nel 2003);
  • ATM 710 (ex 632, vettura di servizio in livrea grigia adibita a servizio neve, accantonata presso il dep. Messina);
  • ATM 711 (ex 635, vettura adibita a noleggi e rievocazioni storiche con panche longitudinali, dotata di pantografo DOZLER, assegnata al dep. Baggio);
  • ATM 712 (ex 645, vettura adibita a sabbiera);
  • ATM 713 (ex 650, vettura adibita a sabbiera, frontale e retrotreno ricostruiti nel 2021 con finestrini a cremagliera);
  • ATM 714 (ex 654, vettura di servizio in livrea grigia, accantonata presso il dep. Precotto);
  • ATM 715 (ex 655, vettura di servizio in livrea grigia, accantonata presso il dep. Messina);
  • ATM 716 (ex 656, vettura adibita a sabbiera, accantonata presso il dep. Precotto);
  • ATM 717 (ex 659, vettura adibita a sabbiera, accantonata presso il dep. Precotto);
  • ATM 718 (ex 666, vettura adibita a sabbiera, colorazione gialla del gancio di traino fuori ordinanza);
  • ATM 719 (ex 667, vettura adibita a sabbiera);
  • ATM 720 (ex 670, demolita nel 1978 presso il dep. Desio).

Più informazioni:

Ancora movimenti a Milano: trasferita la motrice 714

Una movimentazione urbana probabilmente attesa dopo quella avvenuta lo scorso 20 gennaio, quando la motrice di servizio 715, accantonata presso le maestranze dell’Officina Generale di Teodosio, è stata rimorchiata a trolley abbassato sino al deposito sito in Via Messina. Questioni probabilmente di necessità e di spazio, le stesse che hanno possibilmente spinto al trasferimento la vettura 714 che sostava da anni nella medesima locazione, entrambe tutto sommato in buone condizioni estetiche ed elettromeccaniche nonostante l’inattività prolungata e l’esposizione alle intemperie (oltre che alla cannibalizzazione delle componenti).

L’invio trainato della 714 si snoda per le strade di Milano destando curiosità per un rotabile ormai sparito dalla circolazione riapparso così inaspettatamente. Il trolley tipo Dozler svetta sull’imperiale consumato e scrostato
Uno sguardo alla bidirezionalità di questa motrice, caratteristica unica spettante a ben pochi tram della rete meneghina. Sul fondo della vettura si nota una seconda area per la conduzione che si differenzia dalla principale per alcuni dettagli interni ed estetici

Per l’esecuzione materiale del traino è stata utilizzata la motrice tipo “Ventotto” 1861 (costruzione O.M., serie 1773–1882) impiegata normalmente nel servizio di linea e quindi circolante con la cromia giallo Milano e crema, profili marroni e supporti pubblicitari ormai di comune applicazione. Nel primo pomeriggio del trascorso 16 febbraio 2023, il convoglio speciale ha lasciato l’officina ATM di Via Teodosio solcando le rotaie lungo il percorso con destinazione finale la rimessa tranviaria/metropolitana nel quartiere Precotto, in Via Privata Anassagora, ove sostano tutt’oggi rotabili di un certo interesse storico e culturale (tra cui proprio i tram desiani da pochi mesi traslocati la cui vicenda è stata debitamente seguita da Passione Trasporti).

La “Ventotto” di linea unità 1861, distolta momentaneamente dal servizio commerciale, sfila per Milano con al gancio la minuta 714, in corsa verso l’officina di Via Privata Anassagora (deposito Precotto)

Come già ribadito in precedenza per quanto concerne la matricola 715, ma sempre doveroso farne menzione, si tratta di una tipologia di vetture elettriche (in corrente continua ed esclusione reostatica) a due assi con una storia particolare ed interessante. La loro origine risale al periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale quando le Officine ATM di Via Teodosio recuperarono alcuni relitti di unità appartenenti alla serie 600, tra cui alcuni truck e telai metallici ancora in buone condizioni. Venti di essi furono inviati presso gli stabilimenti della Caproni di Taliedo a Milano (nei pressi di Viale Ungheria) per essere riutilizzati come base per la costruzione di nuove vetture, assieme a motori e componenti per i circuiti di trazione. La 714, come la 715, fu compresa tra questi tram “superstiti” recuperati e utilizzati per la costruzione della nuova serie di elettromotrici dal passo corto rispetto a quelle dotate di carrelli oppure articolate. Per la realizzazione delle “nuove” 700 venne impostata una cassa in acciaio saldato unita a componentistica elettrica di nuova progettazione e comprendente anche alcuni elementi già impiegati per i tram a carrelli della serie 1500, ormai da anni ben affermati nel panorama tranviario milanese. Per ogni dettaglio tecnico e stilistico che caratterizza tali veicoli, si rimanda il lettore alle immagini a corredo del testo realizzate durante lo spostamento a bassa velocità.

Il sole invernale, divenuto più caldo nel mese di febbraio, mette in risalto le imperfezioni ma anche i dettagli della vettura 714 con il suo tono grigio e la sua fascia arancione erosi dal degrado del metallo che rivestono esteticamente. Uno sguardo tecnico sommario lascia presagire un’integrità del rotabile non banale, constatando gli anni di accantonamento a Teodosio

La resistenza al tempo ed all’incuria dettati dalla dismissione delle due motrici di servizio, meriterebbe senz’altro un occhio di riguardo speciale con un fine differente da quello della riduzione volumetrica verso la quale le unità in questione potrebbero incappare non con poche probabilità.  

Il tram “7506” di Milano rende omaggio alle vittime dell’Olocausto

Primo piano sulla grafica costituita da papaveri e filo spinato scelta dal Comune di Milano per commemorare il Giorno della Memoria, come di consueto, celebrato in data 27 gennaio

Durante il terribile periodo della Seconda Guerra Mondiale, i cittadini ebrei residenti a Milano o più generalmente in Italia settentrionale, furono rastrellati dalla ferocia nazista e deportati nei tristemente noti campi di concentramento per l’attuazione della macabra “Soluzione Finale“, un progetto di morte ed epurazione folle congeniato in ogni singolo particolare tanto da destare ancora ombre, dubbi ed incertezze ai giorni nostri. Nel novembre del 1943, dopo l’occupazione tedesca delle aree precedentemente citate, vennero arrestati circa 8.000 ebrei tra la città meneghina e le zone limitrofi. Molti di loro furono condotti attraverso viaggi estenuanti stipati in carri ferroviari piombati, con la complicità dei fascisti o collaborazionisti, nei campi di concentramento di Auschwitz, Bergen-Belsen, e Mauthausen, dove inevitabilmente perirono non potendo sottrarsi ai durissimi lavori forzati, alle malattie, alla carenza di viveri o più semplicemente alle ingannevoli e promesse “docce” ma a base di Zyklon B, un insetticida dalle noti capacità distruttive sulla salute umana. Una vicenda che supera ben oltre gli orrori della guerra in atto all’epoca e che ha rivelato nel tempo episodi di disprezzo dei propri simili anche da parte dei governi del blocco sovietico o dei Paesi satelliti dello stesso rivelando così il vero volto comune delle più note figure politiche in carica durante la prima metà del 1900, destituite solo dal loro decesso senza reali e legittimi processi che le avrebbero viste condannate a severissime ed incalcolabili pene.

La Giornata della Memoria è una ricorrenza internazionalmente istituita che si celebra ogni anno il 27 gennaio, con l’obiettivo comune di ricordare tutte le vittime, i soprusi, le privazioni causate dall’Olocausto, cioè il crudele genocidio nei confronti degli ebrei d’Europa avvenuto poco prima della seconda metà del 900 ad opera della Germania nazista e dell’italico alleato a guida Benito Mussolini. Dal 20 luglio del 2000, anche in Italia è stata approvata la legge numero 211, la quale istituisce il 27 gennaio di ogni anno come “Giorno della Memoria”: una commemorazione pubblica non soltanto in riferimento alla Shoah, ma anche e soprattutto alle leggi razziali approvate dal governo italiano sotto il fascismo, in ricordo di tutti gli italiani, ebrei e non, che si sono visti trascinare con forza verso una morte insensata operata da un’idea di potenza criminale e barbara, deportati ed imprigionati e di tutti coloro che si sono opposti al regime nazista difendendo gli ideali della libertà e dei diritti umani.

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala e la senatrice a vita Liliana Segre posano dinanzi il tram durante la presentazione dello stesso, presso il deposito Ticinese

A seguito della richiesta pervenuta dalla senatrice a vita Liliana Segre, il Comune di Milano, insieme ad ATM (Azienda Trasporti Milanesi), ha concesso la realizzazione di una speciale livrea rivestente attualmente la vettura tranviaria 7506, un “Sirio” articolato a 5 casse tipo 7500, classificato dalla municipalizzata meneghina con il soprannome di “Sirietto”. Il complesso prescelto, assegnato al deposito di Precotto, è stato imprestato in via eccezionale, per permettere lo svolgimento in pompa magna della cerimonia di inaugurazione, al deposito Ticinese per quanto concerne la giornata di martedì 24 gennaio. Al fine di garantirne una maggiore visibilità, la vettura circolerà sulla linea 9 della rete tranviaria, tra le più frequentate e la più vicina al Memoriale della Shoah sito nelle immediate vicinanze del capolinea di Centrale FS. La pellicola commemorativa applicata si presenta agli occhi dei passeggeri in una cromia dominata dai colori bianco, rosso e grigio con inserti rappresentanti papaveri rossi cinti da filo spinato e con iscrizioni riportanti informazioni riguardanti il giorno della memoria, con dettagli in merito al binario 21 della stazione Centrale dal quale moltissimi convogli carichi ebrei celati tra i carri merci, proprio come bestiame, partirono in viaggi di sola andata verso i campi di sterminio. Sono inoltre state oscurate in modalità inusuale le porte di accesso con una pellicola nera opaca. Puntuale alle ore 14:00, dopo le doverose ritualità previste dal momento emotivamente significativo, il tram è stato svelato alla cittadinanza nella giornata di lunedì 23 gennaio tramite una pubblicazione redatta dal Sindaco sul proprio profilo social Instagram con tanto di immagine della vettura in questione scattata all’interno del deposito cittadino di via Pietro Custodi, a cui ha avuto seguito un incontro tra Liliana Segre e lo stesso Sala. In seguito a tale momento inaugurale, il compito divulgativo del “Tram della Memoria” è iniziato il giorno successivo, martedì 24 gennaio, prendendo servizio sulla tabella 49 della linea 9. Mercoledì 25 gennaio era previsto il ritorno della vettura presso il deposito di appartenenza, non avvenuto purtroppo a causa di problemi tecnici ad un carrello intermedio ed ai display luminosi recanti la destinazione e la linea, posticipando così il rientro alla prima data successiva disponibile dopo la risoluzione dei guasti riportati.

La città di Milano, inoltre, ha deciso di onorare la memoria delle vittime dell’Olocausto e della deportazione degli ebrei durante la Seconda Guerra mondiale Attraverso la posa di 26 nuove pietre d’inciampo in diversi luoghi della città, per ricordare i luoghi in cui gli ebrei furono allontanati dalle proprie dimore e condotti a perire a migliaia di chilometri di distanza. Inoltre, sarà possibile assistere a diversi spettacoli teatrali in diversi luoghi prestigiosi del capoluogo di provincia come il Teatro alla Scala, per trasmettere l’importanza storica e sociale di questo tragico evento che ha coinvolto Milano, l’Italia e l’Europa affinché non possa più riproporsi, confidando nelle generazioni future, nei secoli a venire.

La 715 torna in scena: recupero storico o demolizione?

Uno sguardo laterale assolato sulla motrice 715: si notino tutti i particolari e dettagli in grado di renderla uno dei pochi esemplari tranviari speciali in grado di muoversi bidirezionalmente sulla rete milanese

Una fugace novità ha attraversato, proprio come una meteora, la rete tranviaria di Milano lo scorso 20 gennaio 2023. Dopo oltre un decennio di assenza dalla scena urbana, la vettura a due assi ATM 715 è stata riesumata dal piazzale dell’officina di Via Teodosio, ove giaceva accantonata ma pressoché intatta, per essere successivamente trasferita presso il deposito di Via Messina al gancio di una motrice tipo 1500.

La speciale operazione di movimentazione dal deposito Leoncavallo a quello di Via Messina è avvenuta con l’ausilio della “tipo 1928” matricola 1569, utilizzata normalmente per il servizio di linea, in livrea giallo Milano e crema.

Il percorso compiuto dalla 715 ha lambito diverse zone del capoluogo di regione dovendo ovviamente attraversare l’area cittadina a nord. In particolare, in uscita dal deposito di Via Leoncavallo intorno alle ore 13:00, il curioso tandem tranviario ha seguito l’itinerario Bacone – Vitruvio – Centrale – Filzi – Monte Santo – Garibaldi – Monumentale – Cenisio sino al deposito Messina ove ha trovato, assieme a numerose altre unità storiche (tra cui la motrice 92 e il rimorchio 161), la sua collocazione (al momento della stesura di tale testo) finale.

Una certamente gradita sorpresa manifestatasi alle porte di questo nuovo anno soprattutto a causa della lunga assenza dei tram bidirezionali con ruoli di servizio dovuta dell’adozione negli anni, da parte della stessa ATM, di nuovi mezzi di manutenzione più moderni ed efficienti e costringendo gli stessi ad un’inesorabile dismissione progressiva.

Purtroppo diventa inutile negare che, a causa del lungo periodo di sosta inattiva esposta alle intemperie assieme alla gemella 714 presso il piazzale esterno dell’Officina Generale di via Teodosio, non è stato possibile apprezzare la motrice 715 trazionare autonomamente con i propri propulsori in corrente continua ad esclusione reostatica. Tuttavia, la robustezza delle vetture costruite in passato è una testimonianza dell’abilità e della competenza dell’industria privata al servizio del trasporto pubblico di quel periodo. Infatti, la capacità di progettare e realizzare elementi strutturali durevoli con semplici materiali è una conferma del fatto che le vetture di un tempo furono ideate per non avere limite di vita operativa se non a fronte di innovazioni tecnologiche significative, di facile manutenzione e soprattutto adatte a tante situazioni resistendo al clima, alla guerra ed al vandalismo. Insomma nulla che avesse a che fare con prodotti incentrati sull’obsolescenza programmata odierna. Nonostante gli anni di abbandono, cannibalizzazione e le condizioni in cui versava ormai da anni la 715, seppur trainata, è stata in grado di circolare ancora.

Degno di menzione, durante la marcia a poche centinaia di metri di distanza dal giungere in Via Messina, l’incrocio dei due tram accoppiati con la sabbiera uscente dal deposito sopra citato occorso in Piazzale Cimitero Monumentale, ove il complesso 1569 + 715 ha avuto la possibilità di affiancarsi, seppur per un brevissimo istante, con l’unità 713 (“verde bitonale”) in marcia verso la direzione opposta, facente parte originariamente della stessa serie di motrici a due assi a cui anche la 715 fa capolino: più di ogni altra parola per descrivere tale momento, si rimanda il lettore all’eloquenza delle immagini a corredo dell’articolo.

Lungo il tragitto tra i due depositi non manca un colpo di scena fortuito come quello offerto dall’incrocio con la sabbiera, in procinto di espletare la tabella a lei affidata per conto della rimessa di Via Messina

Rimane quindi inevitabile citare appositi aneddoti e cifre circa la matricola 715, per dovere di cronaca e completezza. La vettura trasferita è una motrice elettrica a due assi con una storia particolare ed interessante. La sua origine risale al periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, quando gli edifici e le infrastrutture di Milano vennero distrutti dai bombardamenti disposti a tappeto dalle truppe alleate. Al termine del conflitto, le Officine ATM di Via Teodosio recuperarono alcuni relitti di unità appartenenti alla serie 600, tra cui alcuni truck e telai metallici ancora in buone condizioni. Venti di questi relitti furono inviati presso gli stabilimenti della Caproni di Taliedo a Milano (nei pressi di Viale Ungheria) per essere riutilizzati come base per la costruzione di nuove vetture, assieme a motori e componenti per i circuiti di trazione. La 715 fu compresa tra questi tram “superstiti” recuperati e utilizzati per la costruzione della nuova serie di elettromotrici dal passo corto rispetto a quelle dotate di carrelli oppure articolate.

Tale serie fu ottemperata costruttivamente durante i primi anni del periodo di ripresa economica del Paese, tra la fine del 1947 e il 1949. Per la realizzazione delle 700 venne utilizzata una cassa in acciaio saldato unita a componentistica elettrica di nuova progettazione e comprendente anche alcuni elementi già impiegati per i tram a carrelli della serie 1500, ormai da anni ben affermati nel panorama tranviario milanese.

La motrice 715 mentre rimorchia un carro pianale attrezzato con un serbatoio, ripresa nel 1974 in Piazza della Repubblica. La colorazione originale a due toni verde viene interrotta a metà altezza dalla linea gialla continua che indica convenzionalmente la possibilità di impiego bidirezionale della stessa (©Trotskee)

Nel caso della 715, dopo essere stata ricostruita tra il 1946 ed il 1947 sulla base della motrice prebellica 655 ed adibita inizialmente al servizio passeggeri, è stata trasformata negli anni Sessanta del secolo scorso in vettura con compiti secondari e di servizio. Nello specifico, dopo aver terminato il servizio di linea nel 1966, è stata riallestita dotandola di un secondo banco di manovra per la conduzione e la manovra, del tutto simmetrico a quello già presente e ricavato sul normale fondo della vettura (retrotreno) con l’aggiunta di un controller, un rubinetto freno e tutta la strumentazione necessaria. Oltre all’ulteriore controller, venne apposto sotto la cassa un vomere spartineve ed applicata una fascia gialla sulla livrea verde atta ad indicare la possibilità di marcia bidirezionale. Negli anni Settanta, infine venne progettata ed estesa su tutte le vetture di servizio bidirezionali, una livrea grigio chiaro con fascia gialla (o arancione a seconda delle disponivilità di deposito) tutt’ora presente anche se sbiadita sulle unità ancora esistenti. Nell’ultimo periodo di impiego, è stata poi associata al carro molatore ATM 3129 (un truck di vecchia fattura a due assi con un blocco di pietra posto al centro del pianale per aumentare la massa aderente e rendere efficace il lavoro di riprofilatura delle rotaie) per rimuovere le imperfezioni e i difetti dal piano di rotolamento del binario al fine di rendere la superficie di contatto delle ruote più uniforme, ridurre le vibrazioni, il rumore e le anomalie.  

Al momento della conclusione di tale stesura, non è purtroppo noto il motivo esatto per cui la motrice 715 sia stata trasferita presso le maestranze di Via Messina. Ad informazioni più certe sarà premura della redazione la realizzazione di un apposito aggiornamento chiarificatore, non volendo attualmente sbilanciarsi dando adito a voci di corridoio errate e non confermate. Sarà ovviamente curioso seguire l’eventuale sorte della motrice gemella 714 nel caso in cui dovesse anch’essa subire la medesima sorte (collocata ancora presso le Officine Generali di Via Teodosio).

L’ultimo atto della 715 durante la fase di ingresso e ricovero presso il deposito di Via Messina. Si possono scorgere particolari che rendono uniche queste vetture come, ad esempio, le condotte pneumatiche esterne, gli specchietti retrovisori installati su entrambi i frontali ed il vomere con colorazione “zebrata” giallo/nera antinfortunistica

L’augurio (positivo) è ovviamente legato al fine ultimo di questo trasferimento ovvero la conservazione storica di queste vetture le quali per anni hanno costituito l’ossatura manutentiva della rete tranviaria milanese e che ormai da tempo giacciono in condizioni inadatte e precarie rispetto alla loro gloriosa storia operativa. La preservazione ai fini culturali di questi esempi concreti di meccanica ed elettrotecnica d’altri tempi è sicuramente l’opzione più adatta per valorizzare il patrimonio cittadino e per ricordare l’importanza del trasporto pubblico, in particolare su rotaia, nella storia secolare di Milano.

Una piccola parentesi, non meno importante, è assolutamente rivolta al piccolo ma sostanziale contributo offerto della motrice a carrelli “tipo 1928” matricola 1784, anch’essa di rientro in Via Messina dalle maestranze di Teodosio in seguito ad una sostituzione e revisione dei carrelli. La stessa ha accompagnato e scortato la vettura a due assi trainata per tutto il percorso sfoggiando però, una moderna livrea pubblicitaria. Si rimanda il lettore, infine, alle immagini relative a tale veicolo con i dettagli dei carrelli che hanno reso tanto celebri quanto indispensabili per la loro maneggevolezza i più noti tram meneghini.

Gli ultimi articoli

Varedo, ultimo atto della Milano-Limbiate

Le lungimiranti prove d’ingombro in previsione dell’arrivo dei nuovi STADLER Rail Tramlink LEO sulla Milano-Limbiate svolte nel 2017 con l’ausilio di materiale simulante la sagoma dei convogli di ultima generazione

La recente e rumorosa novità mediatica dettata dalla consegna del primo esemplare dei nuovi Tramlink LEO STADLER Rail, per lo svecchiamento del materiale rotabile urbano, non ha certo contribuito a lasciar scemare l’attenzione sulla sorte della linea interurbana Milano-Limbiate, sulla quale il discorso del possibile ripristino parziale della tratta e la revisione dei Treni Bloccati è rimasto attivo sino a pochi giorni fa nonostante i buoni propositi da parte di tutti gli enti coinvolti nella vicenda. La scelta estrema dell’azienda pubblica meneghina e del municipio capitanato dal sindaco Sala di rinunciare ad un valido (ed ecologico) collegamento, soppiantato da corse con autobus, ha così inferto il colpo di grazia all’ultimo servizio pubblico di superficie su rotaia tra la provincia di Milano e quella brianzola ed ai suoi dipendenti dislocati presso il deposito di Varedo (MB), i quali si sono visti notificare il trasferimento presso le altre sedi manutentive ATM. Questo ultimo atto di indifferenza verso la cosa pubblica ed il diritto alla mobilità del cittadino, non tutelata nemmeno con il minimo sforzo nonostante le autocorse “palliative”, si può ritenere concluso nella giornata di martedì 13 dicembre, con le ultime disposizioni sul materiale tranviario da preservare, quindi condurre verso una delle rimesse urbane per la salvaguardia (ed un auspicato riutilizzo per il servizio storico con i dovuti accorgimenti).

La mattinata, caratterizzata da un leggero nevischio ed un cielo color cemento, è tornata a brillare dei colori pastello dei tram. La motrice tipo “Reggio Emilia” matricola 92 (classe 1928) ha avuto l’onere e l’onore di alzare il pantografo sotto l’intricato sistema filare dell’officina e condurre, con una serie di manovre (in traino ed in spinta) gli ultimi convogli passeggeri rimasti sul piazzale esterno, quindi portarsi insieme al rimorchio Carovana numero 161 nella medesima posizione occupata in precedenza dal TB500 movimentato (ATM 533 + 502 + 534 più precisamente) per concludere la propria vita operativa orgogliosamente iniziata con il servizio ordinario ed infine, con il compito di veicolo di servizio/formazione personale alla condotta.

Intorno alle ore 09:00 il richiamo sonoro dell’anziano locomotore elettrico e del capo deposito armato di fischietto e “gugia” (ferretto per lo spostamento meccanico manuale degli aghi dei deviatoi) hanno riempito l’aria dando così inizio allo spostamento di quanto collocato in rimessa liberando così il binario al coperto per ricoverarne i treni ancora in balia delle intemperie (ad esclusione di quelli già accantonati e fuori uso da tempo). Gesto di estrema gentilezza da parte dei tranvieri e degli operatori è stato quello di permettere di raccontare quanto descritto con le immagini riportate a corredo.

La “Reggio Emilia” ha svolto egregiamente il compito affidatole dalle sapienti mani del manovratore nonostante qualche piccola slittata allo spunto dettata dalla massa rimorchiata dei Treni Bloccati, con i loro tre veicoli, e dalla condizione umida delle rotaie non certamente ottimale per garantire il miglior coefficiente di attrito metallico in gioco. Una volta completata l’operazione, ha raggiunto autonomamente procedendo isolata l’area antistante la SSE (sottostazione elettrica costruzione AEG “N2”, su carrozzeria ADIGE) concludendo la corsa a pochi metri dal rimorchio 161 precedentemente collocato sul binario attiguo.
Alle ore 10:34 (e 39 secondi per doverosa precisione di cronaca) la motrice 92 è diventata ufficialmente l’ultimo veicolo ad abbassare per sempre il trolley sulla linea Milano-Limbiate prima di vederne asportato lo stesso, insieme al gemello, dalla squadra di manutenzione ATM che per decenni ne ha curato la funzionalità con i dovuti accorgimenti tecnici. Dopodiché, la linea aerea interna è stata elettricamente sezionata in vista della rimozione definitiva dell’alimentazione tramite terna proveniente dalla cabina di derivazione della rete nazionale alla quale la SSE sopravvive allacciata da tempo immemore, prevista il giovedì della medesima settimana.

La motrice 92 ed il rimorchio 161 affiancati per l’ultima volta sul piazzale del deposito. Da lì a pochi istanti il pantografo della “Reggio Emilia” si abbasserà per sempre lasciando spazio agli operatori dell’officina per la messa in sicurezza in vista del carrellamento in programma il giorno seguente

I due rotabili più caratteristici del deposito sono stati in seguito trasferiti il giorno successivo, 14 dicembre, presso le maestranze di Via Messina attraverso l’impiego di un veicolo gommato con rimorchio adatto a questo genere di spostamenti, così come avvenuto per i tram di Desio (soluzione causata dalla mancanza di un collegamento diretto ormai soppresso tra il ramo interurbano e quello urbano, un tempo presente con il capolinea di Via Farini). Una volta giunti in loco i rotabili in questione sono stati trainati e movimentati nel deposito urbano dalla motrice a carrelli tipo 1928 “1948” creando un’insolita composizione mista urbana e interurbana.

La 92 è l’unico locomotore tranviario giunto ad oggi perfettamente in ordine e ad aver ricevuto la cromia a due toni verde realizzata poco dopo il suo utilizzo, in veste ancora arancione ministeriale, per la prova in linea dell’ingombro di sagoma che avrebbero dovuto occupare i nuovi tram, pensati per la riqualificazione totale della stessa. Realizzata in legno ed acciaio dalle Officine Meccaniche Italiane di Reggio Emilia a ridosso degli anni ’30 del secolo scorso, monta due carrelli bimotore (motori GDTM 233) ad alloggio degli stessi trasversale, progettati da TIBB con una velocità massima di 65 chilometri orari all’omologazione. La tensione di esercizio è identica a quella dei tram urbani, ovvero 600 Volt in corrente continua, regolata dal manovratore attraverso l’iconico controller a timone collegato elettromeccanicamente all’avviatore a camme, in grado di escludere gradualmente il reostato di trazione. L’alimentazione dei servizi di bordo in media e bassa tensione è garantita da un convertitore statico Elettromeccanica Parizzi di Bresso.

Non sono molti i momenti in cui è stato possibile apprezzarla pubblicamente: a Gorgonzola nel periodo natalizio del 2017, fresca di riverniciatura, posta staticamente dinanzi il municipio. Nel 2020 per il centenario della tratta, con una corsetta sino al comune di Limbiate (evento probabilmente più unico che raro) ed in alcuni episodi di formazione del personale alla condotta dei quali sussistono poche prove fotografiche. Con essa sopravvive accantonata ma potenzialmente funzionante, la gemella 90 in tonalità arancio. Per essa non è ancora stato decretato il recupero di interesse storico/culturale ed al momento giace insieme ai TB500 nel deposito, sul retro vicino ad una fila di carrelli revisionati ma mai impiegati in sostituzione a quelli in scadenza o danneggiati, sui treni all’epoca servizio. Una macchina in grado, al massimo del suo splendore in esercizio, di trainare agilmente un numero massimo di 6 rimorchi del tutto simili al 161 sopravvissuto in condizioni pressoché buone nonostante qualche acciacco del tempo e dell’umidità.

La motrice storica 92 immortalata nelle pochissime situazioni che l’hanno vista protagonista dopo il suo restauro estetico (esposizione statica a Gorgonzola ed in funzione a Limbiate per i cent’anni della tranvia)

Proprio quest’ultimo, la matricola 161, è il secondo elemento fortunatamente recuperato e condotto al sicuro durante il trasporto di mercoledì. Trattasi di un elemento non motorizzato risalente agli anni di costruzione 1918-1923 e trasformato, insieme ai suoi simili, nel 1963 con porte a soffietto alle estremità. Con una capienza massima di circa 110 persone, fu costruito (cassa e carrelli 55-D a balestre) dallo stabilimento Costamasnaga sito nell’omonima cittadina lecchese e rimasero in servizio fino all’utilizzo unico dei complessi bloccati giunti sino al 2022. Il sistema di frenatura è il classico pneumatico a ceppi molto simile ai dispositivi installati in ambiente ferroviario sul materiale coevo.

Mentre il pesante portone in metallo di Varedo si richiudeva ancora una volta fagocitando i suoi tram ancora custoditi tra le mura centenarie del deposito e le sorti indefinite dei dipendenti, a poche ore di distanza è andata in scena in maniera quasi del tutto tragicomica, la conferenza pubblica (link) indetta da Città Metropolitana e dai rappresentanti delle istituzioni, inerente l’imminente avvio dei lavori propedeutici alla realizzazione del rinnovando tratto di metrotranvia tra Milano, Desio e Seregno, ricalcando in parte il doppio binario originale che origina da Niguarda ed attraversando i diversi paesi con alcune variazioni rispetto alle antiche rotaie che ne percorrevano le vie più centrali. Una serata tenutasi nei locali del municipio di Nova Milanese che dovrebbe far riflettere il lettore su quanto si sarebbe potuto compiere con la giusta dose di volontà per la Milano-Limbiate andando così a restaurare e rendere giustizia alla gloriosa storia delle tranvie interurbane milanesi, spina dorsale centenaria dei flussi pendolari, che conducevano i viaggiatori in sicurezza e nel minor tempo possibile alla grande metropoli e viceversa.